giovedì 24 maggio 2012

TROVATORI E TROVIERI

Troviero, in francese trouvère (pronuncia francese: tʁuvɛʁ), talvolta scritto trouveur (pronuncia francese: tʁuvœʁ), è la forma francese (lingua d'oïl) equivalente del termine troubadour (così come viene pronunciato o scritto nella lingua d'oc). Esso si riferisce ai poeti-compositori, grosso modo contemporanei ai trovatori e da questi influenzati, ma che composero le loro opere nei dialetti della Francia settentrionale. La parola trouvère proviene dall'antico francese trovere, a sua volta dalla parola provenzale trobaire, che significa 'trovare o inventare (retoricamente)' [senza fonte]. I trovieri – tra i quali il primo di cui si abbia notizia, Chrétien de Troyes (fl. 1160/1170 - 1180/1190)[1] – continuano a prosperare fino al 1300. Di loro ci sono pervenuti circa 2130 componimenti, dei quali, almeno due terzi comprensivi di melodie. L'immagine popolare del trovatore o del troviero è quella del musico itinerante, liuto in spalla, che vagabonda di città in città. Tali personaggi sono esistiti, ma erano chiamati giullari e menestrelli — musici poveri, uomini e donne, ai margini della società. I trovatori e trovieri, invece, rappresentano i facitori di musica aristocratica,[2] poeti e compositori sostenuti e protetti dall'aristocrazia o, molto spesso, erano loro stessi aristocratici, per cui la creazione e l'esecuzione musicale era parte della tradizione cortese. Nel loro novero possiamo trovare re, regine e contesse. I testi di queste canzoni sono un riflesso naturale della società che li ha creati e spesso ruotano intorno alla trattazione idealizzata dell'amor cortese ("fine amors", vedi grand chant) e alla devozione religiosa, sebbene in molte di esse vi si può trovare una visione più schietta e terrena dell'amore. L'esecuzione di questo stile di musica è soggetto a congetture. Alcuni studiosi suggeriscono che sarebbe stata eseguita in uno stile ritmico libero e con un uso limitato di strumenti di accompagnamento (specialmente in quelle canzoni con un testo più elevato). Altri studiosi, così come molti esecutori, ritengono ugualmente valida l'ipotesi di un accompagnamento strumentale e di un'interpretazione più ritmica.

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